L’allarme del governatore Fontana: “Abbiamo bisogno di respiratori”. Anestesista di Bergamo: “Intubiamo in Terapia intensiva anche più di 7 persone al giorno e lavoriamo senza sosta”. Conte: siamo strenuamente impegnati per trovare le mascherine. Di Maio: sblocco export mascherine da Germania e Francia. Spallanzani: casi in aumento, ma ancora contenuti.
“Purtroppo i numeri continuano ad aumentare, è sempre peggio. Siamo vicini al momento in cui non potremo più utilizzare rianimazioni perché non avremo più letto”. Lo spiega il governatore lombardo Attilio Fontana, aggiungendo che il problema principale è recuperare respiratori. Sono infatti l’elemento essenziale per la costruzione di un ospedale da 500 posti nei padiglioni della Fiera di Milano. Nel frattempo, ha aggiunto, si cerca di recuperare altri letti negli ospedali. “E spero che riescano ancora per qualche giorno – ha aggiunto – a compiere questi miracoli”. In merito al reperimento dei macchinari per la ventilazione polmonare assitita, “noi ci stiamo dando da fare un po’ ovunque nel mondo, abbiamo avuto un contatto dagli Usa e uno dalla Cina, parliamo anche con il Sudamerica. Poi tra i contatti che abbiamo con questi presunti fornitori, ci sono anche truffatori e mitomani. Noi all’inizio diamo retta a tutti e, quando abbiamo conferma di persone serie, allora iniziamo trattative” ha spiegato il governatore della Lombardia. Un passaggio, infine, sulla polemica con la Protezione civile sulle mascherine. “Voglio e spero che si metta fine a ogni polemica. Se abbiamo sbagliato noi, me ne scuso, ma ora si deve lottare tutti nella stessa direzione” ha detto in seguito alla nomina di Bertolaso a consulente della Regione per l’emergenza coronavirus. “Più energie ci sono, più capacità ci sono, più conoscenze si hanno, più rapporti internazionali si hanno e più abbiamo possibilità di recuperare questi benedetti macchinari – ha detto Fontana – e più sono le possibilità di realizzare questo ospedale che sarebbe un polmone per noi che siamo ora in questa situazione difficile, ma se, dio non voglia, si dovesse estendere questa emergenza al resto del Paese, potrebbe essere un polmone anche per il resto del Paese”. Anestesista Bergamo: reggeremo pochissimo “Se il trend dell’epidemia continuerà con questo ritmo, Bergamo reggerà ancora per pochissimo: gli ospedali sono saturi e anche i posti in Regione Lombardia si stanno esaurendo”, è la testimonianza di Ivano Riva, anestesista e rianimatore all’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo e vice presidente dell’Associazione degli anestesisti rianimatori ospedalieri italiani Aaroi-Emac Lombardia. Ormai, afferma, “intubiamo in Terapia intensiva anche più di 7 persone al giorno e lavoriamo senza sosta, con in media un turno di riposo ogni 14 giorni”. Primario di Bergamo: “Vivo la guerra che non avevo fatto” Paragona alla guerra quello che sta capitando nel suo reparto il primario della rianimazione dell’Asst Bergamo Ovest, Massimo Borelli. In collegamento con il programma “Mezz’ora in piu'” su Rai3, il medico ha raccontato che ci sono “situazioni molto pesanti, che io speravo di non dover vivere, visto che non avevo fatto la guerra da giovane e invece la stiamo vivendo in questo momento”. I numeri parlano chiaro: “Il nostro è un ospedale medio, che normalmente ha sei posti letto e normalmente riesce a far fronte alle esigenze di un territorio come il nostro. Improvvisamente ci siamo ritrovati ad avere dei quadri di insufficienza respiratoria gravissimi, sia in termini di gravita’ della malattia, sia in termini di quantità. Nel mio reparto generalmente di insufficienze respiratorie molto gravi ne trattiamo 20/25 massimo all’anno. E invece nel giro di una settimana ci sono arrivati 30 pazienti, 50 volte il carico normale di lavoro”. Il problema è anche la durata del ricovero: “In questo momento abbiamo ricoverate in terapia intensiva 14 persone e in subintensiva 16. I pazienti in rianimazione rimangono molto, perché sono molto critici. Noi ne abbiamo dimessi fino a questo momento due, mentre altri due non sono andati bene. La durata media dei ricoveri è di 14/15 giorni”, ha spiegato Borelli. Tutto l’ospedale si è mobilitato per affrontare l’emergenza covid-19, ma nonostante questo i rianimatori devono lavorare senza sosta, con una notte ogni due di turno. “Si vede una presenza di pazienti sia anziani, che purtroppo molto spesso muoiono, ma purtroppo c’è anche una presenza di giovani. Venerdì è arrivato un uomo di 43 anni in pronto soccorso, con i soliti sintomi, abbiamo dovuto intubarlo immediatamente, non avevamo posti in rianimazione, ma il servizio di coordinamento regionale, essendo tutti in rete, ci permette in qualche modo di sopperire alle nostre insufficienze”. Ormai, ha spiegato Borelli, in ospedale arrivano solo i casi più gravi, pazienti con grossi problemi respiratori, a cui manca il fiato. “Gli diamo un primo supporto con ossigeno. Quando non è più sufficiente, si fa un approccio con macchine Cpap (caschi) e si va avanti il più possibile, finché si deve arrivare al momento dell’intubazione. A volte non ci si arriva, perché il paziente peggiora molto rapidamente e non si riesce a salvargli la vita. Nel momento in cui ci accorgiamo che non c’è più niente da fare, s’instaura il meccanismo della sedazione palliativa, perché il nostro compito è accompagnare il paziente in un passaggio più dolce possibile”. Se si fa in tempo, i parenti di queste persone vengono avvertiti telefonicamente ed è concesso loro di stare accanto al loro caro fino alla fine, con tutte le precauzioni necessarie. “Non sempre c’è questa possibilità, perché magari il deterioramento è troppo rapido”, ha spiegato Borelli.
Fonte: Rainews